INTOLLERANZE ALIMENTARI: TASTO DOLENTE DELLA MEDICINA ACCADEMICA

INTOLLERANZE ALIMENTARILe intolleranze alimentari sono una realtà clinica evidente; negli ultimi anni, una serie di importanti lavori scientifici ha confermato la relazione tra cibo e infiammazione, per molte patologie comuni, dall’artrite all’obesità.
Altre ricerche scientifiche stanno rivoluzionando il modo in cui deve essere pensata l’allergia e l’infiammazione, ma molti medici continuano ad ignorare l’evidenza dei dati.

Quando un cittadino arriva da un medico e spiega che mangiando certi alimenti ha la sensazione di avvertire sintomi particolari, come dolori alle articolazioni, mal di stomaco, reflusso, colite, tosse, asma o allergie cutanee, nella maggior parte dei casi si sente dire che è impossibile. Il cittadino spera che, come insegnato da Ippocrate, il medico sia in grado di comprendere e approfondire questo aspetto, ma spesso riceve prescrizioni di farmaci e l’indicazione a indagini il più delle volte in conclusive.
Negli ultimi anni molti articoli scientifici importanti, pubblicati su riviste internazionali non schierate, hanno evidenziato, ad esempio, la relazione tra:
- allergie o intolleranze a cibo e artrite e dolori articolari;
- allergie o intolleranze a cibo e tosse, asma e difficoltà di respiro;
- allergie o intolleranze a cibo e reflusso gastroesofageo;
- allergie o intolleranze a cibo e forme di colite e di malattia infiammatoria del colon (Crohn o colite ulcerativa);
- allergie o intolleranze a cibo e resistenza insulinica e aumento di peso.

Il medico che non conosce questa realtà è sicuramente impreparato a rispondere ai bisogni del cittadino.
Nella migliore delle ipotesi invece, il medico, informato di questi dati appena segnalati, richiede al paziente di effettuare dei test di ricerca delle allergie alimentari, dimenticandosi che negli ultimi anni, la conoscenza scientifica sui fenomeni di allergia agli alimenti e sulle cause delle allergie stesse ha avuto una evoluzione enorme, e che ad oggi le allergie alimentari sono divise in allergie immediate (legate alle Immunoglobuline E o IgE) e allergie alimentari ritardate (dovute a una reazione cellulare, favorita da altri tipi di anticorpi). Una ricerca di sole allergie immediate porta di solito a risposte del tutto prive di significato pratico.
Recentemente ricerche scientifiche solide e inattaccabili hanno evidenziato che:
- siamo tutti allergici e intolleranti a tutto e solo un controllo attivo del sistema Immunitario può portare alla guarigione.
Questa è la motivazione per cui quasi ogni persona si sente dire che ha una intolleranza o una allergia: “la ha davvero fin da che è nato e ha solo perso il controllo della sua regolazione”.
- Oggi si sa che molte allergie e intolleranze alimentari sono legate a fenomeni ritardati, modulati da reazioni cellulari e non da soli anticorpi, come si è creduto per decenni.
- Ultimamente sono state identificate alcune vie alternative alla allergia classica, che determinano gli stessi fenomeni ma che non saranno mai evidenziabili con i test classici. Le diagnosi effettuate fino ad oggi sono a dir poco incomplete.
- Esistono test non convenzionali, che basano la loro ricerca su criteri scientifici, con tanto di pubblicazioni effettuate in ambito internazionale, studiati per eliminare soggettività e fluttuazioni dei risultati. Il test DRIA ad esempio ha volutamente computerizzato e standardizzato le modalità di attuazione per evitare alcuni aspetti soggettivi e incerti delle tecniche chinesiologiche; RecallerProgram utilizza una valutazione delle Immunoglobuline G (IgG) di cui è scientificamente documentata la validità e l’efficacia; per eliminare gli errori spesso dovuti alla interpretazione del test sulla base di singole risposte immunologiche, tale test analizza il profilo del paziente attraverso l’algoritmo dei Grandi Gruppi Alimentari.
Nonostante ciò, entrambi si definiscono test non convenzionali, vengono interpretati sempre nel contesto della storia clinica, e richiedono un preciso consenso informato per la loro attuazione.
I pazienti, nel momento in cui un test di allergia per le sole IgE è negativo, si sentono frustrati e incompresi; hanno ragione nel sentire gli effetti del cibo nelle loro patologie, ma nessuno (quasi) li aiuta ad uscirne, e quando ne escono e provano a riportare ai propri medici i risultati delle loro modifiche alimentari, ricevono scherno, incredulità e derisione.

In questo momento esiste un vasto gruppo di pazienti che sta chiedendo aiuto, persone che stanno percependo la pesante interferenza del cibo nella loro salute, e un notevole numero di conoscenze scientifiche recenti che potrebbero spiegare questa relazione.
Il medico di oggi, quasi sempre abituato a gestire solo il farmaco, senza usare il buon senso del cambio dei comportamenti alimentari, continuerà a non contribuire alla comprensione delle vere cause di molti disturbi, favorendo il consumo inutile di risorse economiche e farmaceutiche. In questo modo si nega ai cittadini bisognosi una strada di possibile diverso approccio ai loro problemi, rinnegando uno dei cardini del giuramento professionale che richiama alla alleanza terapeutica con il paziente, fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione.
Io continuo a credere nella possibilità di affiancare innovazione e medicina, auspicando (in un futuro non troppo lontano) una solida e costruttiva collaborazione tra medici e biologi nutrizionisti, insieme, dalla stessa parte, nell’interesse del paziente e dell’intera società.